La resa. Ascesa, declino e «pentimento» di Felice Maniero
Monica Zornetta
Le ultime immagini di Felice Maniero, l'ex boss della Mala del Brenta, lo ritraevano sorridente e con le manette, circondato da poliziotti e giornalisti, e con il suo inconfondibile caschetto. Da allora sono trascorsi sedici anni, contraddistinti da una fruttuosa collaborazione con Stato che gli ha consentito di tenere fuori dai processi madre e fidanzata, e di mettere al sicuro i tanti miliardi accumulati durante il suo regno criminale. Anni caratterizzati da silenzi profondi, e dalla tragica fine della primogenita Elena. Oggi Felice Maniero è un uomo libero e un indaffarato imprenditore. Ha scontato la sua pena e può girare per l'Europa senza più alcun vincolo, può fare affari dove più gli pare, anche in quella Croazia dove nel periodo d'oro era di casa, vantando un'amicizia particolare con il figlio dell'allora presidente nazionalista Franjo Tudjman. Con un'organizzazione di diverse centinaia di uomini, Felice Maniero ha tenuto in scacco il Nordest per un ventennio con rapine miliardarie, evasioni spettacolari, sequestri di persona, omicidi, traffici di droga e di armi. Tanto controversa è stata la sua carriera criminale quanto chiacchierata la sua scelta di collaborare con lo Stato. Oggi dice di essere tranquillo, di sapere di aver pagato poco per quello che ha fatto ma di non aver paura di morire. Sa che sono in molti a volerlo morto. Prefazione di Carlo Lucarelli.