I cantaglorie
Gian Paolo OrmezzanoBrera, Caminiti, Ciotti, Biscardi, Mura, Cannavò, Raro, Sconcerti, Fossati, Zavoli, De Zan. àˆ la formazione di una delle tante possibili nazionali. Non di calcio, ma di chi il calcio e gli altri sport ha raccontato. Una generazione di giornalisti italiani unica al mondo. Privilegiati, perché hanno brillato di splendore riflesso, viaggiato pi๠degli inviati di esteri, mangiato e bevuto come nessuno. Hanno però anche saputo meritarselo, inventando un modo di raccontare e, talvolta, anche quel che (non) c’era da raccontare. A «convocarli» è uno che li ha conosciuti bene, perché ha «giocato» con tutti: Gian Paolo Ormezzano. Ex nuotatore, granata per sempre, ma soprattutto, ï¬no all’ultimo grammo, cronista di abbagliante purezza. Nel ritrarre i suoi colleghi è come nella vita: generoso, compassionevole, schietto. Non fa sconti, semmai qualche regalo. Ci svela le bubbole di Carosio, il lato umano di Mosca, l’incontenibile sfera d’influenza di Minà . Procede per aneddoti, ma anche per valutazioni. Si e ci diverte nel narrare un’epopea in cui i trionï¬ altrui resero eroi quelli che erano soltanto «cantaglorie». Si e ci commuove nel rendersi conto che sta scrivendo una Spoon River del giornalismo sportivo: molti già se ne sono andati, il mestiere sta morendo a colpi di tweet e lui, ï¬ero, è uno degli ultimi, grandi sopravvissuti.